I BASSANO. Storia di una famiglia di pittori
3 dicembre 2022 – 2 maggio 2023
Bassano del Grappa (VI), Museo Civico
I BASSANO. Storia di una famiglia di pittori
I Bassano, che storia! A raccontare le vicende della dinastia dei Bassano, al Museo Civico di Bassano del Grappa, sono non solo le loro opere ma le parole di Melania Mazzucco. Il tutto a creare un’inedita “mostra racconto”, in scena dal 3 dicembre 2022 al prossimo 2 maggio 2023, sotto la regia scientifica della Direttrice Barbara Guidi.
Nessun pannello storico artistico, nessuna didascalia che vada oltre l’essenzialità, solo le meravigliose creazioni dei Bassano e l’intenso filo del racconto della vita dei Dal Ponte, poi noti al mondo appunto come “i Bassano”, protagonisti indiscussi della pittura del Rinascimento veneto.
La loro epopea ebbe inizio con la discesa, correva l’anno 1464, a Bassano di Jacopo di Berto, conciatore di Gallio, nell’Altopiano di Asiago. Giunto sulle rive del Brenta, Jacopo trovò dimora in Contra’ del Ponte da cui deriverà il cognome futuro della celebre famiglia di pittori. Suo figlio Francesco, poi detto il Vecchio perché primo della dinastia, cominciò ad avventurarsi nell’arte della pittura. Alchimista dilettante, cartografo e decoratore più che grande artista, Francesco dette vita a creazioni d’arte sacra che rispondevano alle richieste del mercato locale avviando un’eterogenea, attivissima bottega.
Qui collaborano i figli, Giambattista e Jacopo, giovane di immenso talento che, con il suo pennello, avrebbe scritto pagine indelebili della storia dell’arte e della pittura italiana e non solo. Genio mite e riservato, è a lui che si deve il cambio di passo e quella che sino ad allora era soprattutto una forma di artigianato decorativo prende la valenza di grande arte.
Arte coltivata, con successo, anche dai suoi figli – il talentuoso e melanconico Francesco il Giovane, Giambattista, e poi i diligenti Leandro e Gerolamo, fino al nipote Jacopo Apollonio che disegnava di nascosto – ai quali “il Bassano” seppe trasmettere amorevolmente la sapienza e la poesia della sua arte. I loro dipinti, ammantati da un ineffabile “mistero del quotidiano”, conquistarono il mercato internazionale: grandi quadri di devozione sacra destinati alle chiese, ma anche ritratti, commoventi notturni e intense pastorali che, dalla piccola Bassano, giunsero ad arricchire le grandi collezioni reali, da quella di Rodolfo II a Praga, alla Madrid di Filippo II, giungendo fino alle Americhe.
Una storia che si conclude quando Jacopo Apollonio, formatosi sotto la guida dello zio Leandro, realizza le ultime repliche prodotte sui disegni e i modelli del nonno Jacopo. La storia dei Bassano, una vera e propria epopea per immagini iniziata sul finire del Quattrocento, esce così di scena avendo all’attivo oltre un secolo di grandissima fortuna.
I visitatori si muoveranno di opera in opera (e di opere dei Bassano se ne ammireranno ben 40 oltre a oggetti e documenti preziosi), sull’onda emotiva delle parole del libro della scrittrice Melania Mazzucco, Premio Strega e autrice di celeberrimi romanzi storico-artistici quali La lunga attesa dell’angelo e L’architettrice. Si tratta di un libro d’autore, edito dagli stessi Musei Civici in un’edizione limitata, da collezione.
«Siamo particolarmente orgogliosi» afferma Elena Pavan, Sindaco di Bassano del Grappa «di presentare, a ridosso delle festività natalizie, l’ultima ambiziosa iniziativa culturale proposta dalla Città di Bassano in questo 2022. Con questa mostra, doveroso omaggio al genio artistico dei Dal Ponte, si chiude in bellezza un anno denso di eventi e si va a completare la già ricchissima offerta dei nostri Musei Civici. Questo Natale i cittadini e i visitatori tutti avranno così l’opportunità di riscoprire, con un unico biglietto, i due immensi genius loci della nostra città: Jacopo Dal Ponte e Antonio Canova».
Ad arricchire ancor più il racconto visivo, alle opere saranno affiancati, in alcuni casi, oggetti o libri (come il Libro dei conti della bottega, o il quaderno di esercizi alchemici di Francesco il Vecchio, o un erbario del Cinquecento che dialoga con le piante dipinte da Jacopo nella Fuga in Egitto, la preziosa Croce astile del Filarete, capolavoro dell’oreficeria sacra del Quattrocento, ecc.). Alla dimensione visiva delle opere si affianca dunque la forza della dimensione narrativa: due livelli che si compenetrano e si completano a vicenda.
Testo e opere godono in mostra della stessa dignità, sono un unicum.
«L’idea di questa collaborazione con Melania Mazzucco» spiega Barbara Guidi, Direttrice dei Musei Civici di Bassano del Grappa «nasce dal desiderio di far conoscere, in un modo nuovo, inedito e sorprendente, l’inestimabile patrimonio conservato nei nostri Musei Civici, facendo entrare il visitatore nelle opere di questi grandi protagonisti della pittura veneta del XVI secolo anche attraverso le storie e vicissitudini dei loro autori e dei luoghi che hanno nutrito la loro opera; raccontando le passioni e le aspirazioni di Jacopo
Bassano e dei suoi figli con le parole di Melania Mazzucco si potrà dunque comprendere il senso più profondo e poetico della loro grande arte».
Ad impreziosire ulteriormente il progetto espositivo, giunge a Bassano del Grappa un ospite illustre: il Ritratto di uomo in armi di Jacopo Bassano, in prestito dalla sede londinese della galleria Robilant+Voena. Il capolavoro – appartenente alla fase più originale, dinamica e sperimentale della maniera di Jacopo – esplora un genere assai poco praticato dal maestro veneto: quello della ritrattistica. Sebbene le fonti menzionino una sua non marginale attività come ritrattista, pochissimi sono i ritratti di Jacopo individuati con certezza dalla critica, oggi dispersi tra importanti raccolte pubbliche d’Europa e d’America, da Kassel a Budapest, da Palazzo Rosso a Genova al Getty Museum di Los Angelés.
Insieme al preziosissimo piccolo Ritratto del Doge Sebastiano Venier, dipinto ad olio su rame e conservato nello stesso Museo Civico bassanese, il Ritratto di uomo in armi segna quindi un momento fondamentale per lo studio dell’intera opera del pittore bassanese.
Dopo essere stato a lungo ascritto alla mano di pittori quali Veronese e Pordenone, nel 2009 il Ritratto di uomo in armi è stato ricondotto con fermezza al catalogo di Jacopo Bassano. L’attribuzione, che si deve ad una felice intuizione di Bernard Aikema, è stata accolta dai massimi studiosi di pittura veneta del Cinquecento e in particolare dell’artista bassanese, tra i quali Vittoria Romani e Beverly Louise Brown.
La nota sentimentale che lo contraddistingue viene tuttavia stemperata dal particolare impianto compositivo, caratterizzato da una certa maestosità della figura, da continui cambi di direzione e da accenni di movimento suggeriti dall’aggraziata torsione tra testa e busto, e da un particolare uso della luce fatto di raggi incidenti e baluginanti riflessi che esaltano le superfici metalliche.
A 5 anni dalla sua precedente visita in città e a quasi 5 secoli dalla sua realizzazione, il Ritratto di uomo in armi torna quandi ‘a casa’ proprio in occasione della mostra I Bassano. Storia di una famiglia di pittori.