Rovigo – L’OSSESSIONE NORDICA. Böcklin, Klimt, Munch e la pittura italiana – a figura. A cavallo tra Otto e Novecento, alle Biennali Veneziane arrivarono le opere dei “Nordici” (tedeschi, scandinavi, ma anche svizzeri) e nulla fu più come prima. I paesaggi del profondo nord, i ritratti, le scene di interno conducevano a mondi e a sensibilità diverse, lontane, potenti. Trasudavano un fascino che colpiva dentro. Raccontavano altri luoghi, reali e fantastici, popolati di sentimenti profondi, di miti, di sogni, di simboli. Lontani eppure vicini all’intimo di ciascuno e per questo fonte di una malia da cui risultava impossibile non farsi contagiare. Allora come ora. Gli artisti italiani, uomini di sensibilità ancora più acuta, furono stregati dalle opere di Klimt, Böcklin, Hodler, Klinger e Munch, il nuovo delle Biennali. Si parlò di una Ossessione Nordica che imprigionò, mirabilmente, gli artisti attivi al di qua delle Alpi, influenzati fortemente, ciascuno secondo la sua sensibilità. Fu una meravigliosa epidemia che, come questa mostra spettacolarmente racconta, contagiò più di una generazione di artisti italiani, da de Chirico a De Carolis o De Maria. Sartorio, Morelli, Previati, Laurenti, Fortuny, Wolf Ferrari, tra i tanti. A Palazzo Roverella, per la prima volta, i grandi del Nord a confronto con gli italiani. La storia di una grande, pacifica conquista intellettuale ed emotiva, di una fascinazione che cambiò l’arte in Italia. E non solo.Rovigo – L’OSSESSIONE NORDICA. Böcklin, Klimt, Munch e la pittura italiana
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